Il ritorno dei profeti e l’Italia nelle mani della social-banalità

 

“Spariranno profeti e profezie, / Se mai ne furono”, scrisse Eugenio Montale pochi giorni dopo l’orribile attentato fascista alla Banca dell’Agricoltura di Milano del 12 dicembre 1969. Con la sensibilità dei grandi poeti, aveva capito che il tempo dei profeti era finito. Ma nella storia d’Italia ci sono stati profeti che hanno ispirato a impegnarsi per l’emancipazione sociale e politica, hanno esortato uomini e donne a non affidarsi al destino o al fato, ad assumersi la responsabilità della scelta morale; hanno criticato i contemporanei per i loro vizi e li hanno incoraggiati a liberarsi dalla servitù; hanno sofferto per le ingiustizie del loro tempo e dato un significato alla sofferenza con l’annuncio del riscatto; hanno scritto o parlato con pathos per stimolare l’immaginazione e rafforzare le passioni che sostengono la redenzione; hanno interpretato e narrato le sconfitte del loro popolo con parole idonee a combattere la tentazione di arrendersi; hanno saputo infondere negli animi la determinazione a sopportare i sacrifici che la lotta per la libertà esige.