Combattere i nuovi fascismi è dovere, lo impone la Carta

Di certo non era sua intenzione, ma l’articolo di Antonio Padellaro, (Il Fatto Quotidiano, 14 luglio 2017) pare un invito alla rassegnazione di fronte all’avanzata del fascismo del terzo millennio. “Il fascismo del presente, osserva Padellaro, vive e lotta a pieno titolo nelle istituzioni democratiche”, e dunque, “vorremmo chiedere pacatamente a Fiano come sia possibile oggi impedire ai corpi militarizzati di Casa Pound di esibire labari e braccia tese nelle sfilate per le strade di Roma o di Milano”.
Ha un senso, si chiede Padellaro, chiudere la stalla quando i buoi sono scappati da quel dì, e ci riferiamo ai tanti giovanotti e giovanotte che in quei lugubri raduni inneggiano al duce senza averne la minima cognizione storica?”. Non solo ha un senso, ma è dovere preciso di chi governa e di chi ci rappresenta rispettare il dettato esplicitamente antifascista della nostra Costituzione, e dotare la Repubblica delle leggi necessarie per cacciare in carcere chiunque esibisca un simbolo fascista o saluti romanamente. Non farlo vorrebbe dire ripetere un errore simile a quello di quell’inetto di re Vittorio Emanuele III che rifiutò di firmare la dichiarazione dello stato di guerra per fermare la marcia su Roma.
Il nuovo fascismo, qui Padellaro ha ragione, “cresce e prospera sullo sputtanamento progressivo della politica, sulla distruzione del lavoro, sulle guerre infinite tra i poveri italiani e gli immigrati ancora più disperati, sulla solitudine esistenziale”. Ma se tu impieghi tutta la forza della legge per impedire ai nuovi fascisti di fare propaganda, di organizzarsi, di esibire e diffondere i loro simboli è molto difficile che possano vincere.
La storia, ancora una volta, dovrebbe illuminarci: il fascismo in Italia ha vinto non perché era politicamente e militarmente più forte dello Stato liberale (due compagnie di carabinieri sarebbero state sufficienti a fare scappare tutti gli squadristi), ma perché lo Stato liberale, sciaguratamente, decise di non usare la forza per combatterlo.
Per usare in modo legittimo ed efficace la forza, lo Stato repubblicano ha bisogno di leggi. Le leggi Scelba e Mancino, in attuazione della disposizione finale XII della Costituzione che vieta la ricostituzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista, sono buone. Ma, e qui sono in disaccordo con Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, 12 luglio 2017) non bastano per reprimere la propaganda fascista e nazista.
La proposta di legge Fiano a integrazione dell’articolo 293 del codice Penale rafforza saggiamente le leggi esistenti e dunque va approvata il più rapidamente possibile, e poi attuata con inflessibile rigore, se vogliamo almeno tentare di sradicare il nuovo fascismo.
Sconfiggere il nuovo fascismo, non è problema che tocca Beppe Grillo. “L’antifascismo – ha dichiarato ad un intervistatore – non mi compete”. Questa frase dimostra che Grillo non ha capito che l’anti-fascismo è il principio che ispira la nostra Costituzione e il fondamento morale della nostra Repubblica.
Un uomo con queste idee non può governare e non possono governare quelli che lo seguono, se condividono la sua indifferenza verso l’anti-fascismo, che poi è indifferenza verso il fascismo. E pare proprio che sia così, visto che gli M5s hanno definito “sostanzialmente liberticida” la proposta Fiano. Non capiscono che se i nuovi fascisti vinceranno, distruggeranno tutte le nostre libertà e dunque è perfettamente legittimo togliere loro alcune delle libertà garantite a tutti gli altri cittadini. Prima viene la salvezza della Repubblica, poi la libertà illimitata di espressione dei gruppi che vogliono distruggerla. Ha ragione Daniela Ranieri a scrivere che in tutta la vicenda “l’ipocrisia regna sovrana”(Il Fatto Quotidiano, 11 luglio 2017) e a sostenere che Renzi è diventato paladino della proposta di legge Fiano per guadagnare consensi e per approfittare dell’errore dei Cinque Stelle. Ma queste non sono buone ragioni per non difendere una proposta di legge che renderebbe più forte l’antifascismo vero. “Si rassegni all’idea che ci siano tanti seguaci del Fascismo" ha scritto un lettore a Furio Colombo (Il Fatto Quotidiano, 14 luglio, 2017). Avesse scritto a me avrei risposto che diventerebbero in breve tempo assai pochi, se lo Stato repubblicano impiegasse contro di loro tutta la sua forza con la massima intransigenza.