Restiamo umanisti





In tempi come questi, può consolare leggere l’Umanesimo, una delle stagioni culturalmente più felici della storia italiana. Gran parte degli scritti dei filosofi, degli storici, dei poeti e dei filologi umanisti sono però leggibili soltanto in edizioni difficili da reperire. A rimediare ci ha pensato l’ Einaudi pubblicando la bella antologia Umanisti italiani. Pensiero e destino a cura di Raphael Ebgi, con un saggio introduttivo di Massimo Cacciari.

Non disperdiamo il patrimonio del NO



Renzi o altri riproveranno a devastare la Costituzione, statene certi. Riproveranno perché sono insofferenti ai limiti che la nostra Costituzione impone a chi governa, quei limiti che sono invece la più efficace garanzia della nostra libertà e della nostra dignità di cittadini.

Domenica vince il Sì? Ecco cosa ci aspetta



Cosa faremo se vincerà il sì? Questa domanda me l’hanno posta in molti durante gli incontri ai quali ho partecipato in questi mesi di militanza costituzionale. È facile prevedere che se vincerà il sì Renzi avrà un potere enorme legittimato non soltanto dalla fiducia del Parlamento, ma anche dal plebiscito, vale a dire dal consenso esplicito e diretto della maggioranza del popolo. Potrà, di conseguenza, avere un controllo assoluto del PD (impresa del resto facile, visto lo spirito servo che aleggia da quelle parti). Potrà avere ancora maggiore forza per condizionare il Presidente della Repubblica, per altro poco incline a limitare l’esuberante presidente del Consiglio. Potrà tenere in pugno la maggioranza di governo, e quindi fare approvare le leggi che vorrà, ordinarie e costituzionali. E, visto il fastidio nei confronti di ogni limite al suo potere, ci sarà una nuova ondata di riforme volta a ridurre i poteri della Corte Costituzionale, rea di permettersi di bloccare le sue leggi, e, probabilmente, a ridurre le prerogative del Capo dello Stato (per esempio toglierli la facoltà di sciogliere le camere, un potere che fa gola al Renzi, visto che non perde occasione, quando gli fa comodo, di minacciare le elezioni, come se questo potere lo avesse già in mano).