Il ritorno dei profeti e l’Italia nelle mani della social-banalità

 

“Spariranno profeti e profezie, / Se mai ne furono”, scrisse Eugenio Montale pochi giorni dopo l’orribile attentato fascista alla Banca dell’Agricoltura di Milano del 12 dicembre 1969. Con la sensibilità dei grandi poeti, aveva capito che il tempo dei profeti era finito. Ma nella storia d’Italia ci sono stati profeti che hanno ispirato a impegnarsi per l’emancipazione sociale e politica, hanno esortato uomini e donne a non affidarsi al destino o al fato, ad assumersi la responsabilità della scelta morale; hanno criticato i contemporanei per i loro vizi e li hanno incoraggiati a liberarsi dalla servitù; hanno sofferto per le ingiustizie del loro tempo e dato un significato alla sofferenza con l’annuncio del riscatto; hanno scritto o parlato con pathos per stimolare l’immaginazione e rafforzare le passioni che sostengono la redenzione; hanno interpretato e narrato le sconfitte del loro popolo con parole idonee a combattere la tentazione di arrendersi; hanno saputo infondere negli animi la determinazione a sopportare i sacrifici che la lotta per la libertà esige.

Profeti d’emancipazione furono Dante che esaltò il valore della libertà morale e annunciò il tempo nuovo in cui “saranno saziati tutti coloro che han fame e sete di giustizia”, Francesco Petrarca che rivelò la rinascita dell’antica virtù; Girolamo Savonarola che esortò i fiorentini a fondare la Repubblica popolare che visse fino al 1512; Niccolò Machiavelli che scrisse pagine profetiche per invocare un redentore dell’Italia. Furono profeti d’emancipazione i poeti come Vittorio Alfieri e Alessandro Manzoni che preparano il Risorgimento, fu profeta Giuseppe Mazzini che annunciò il principio del dovere come fondamento di libertà. Scrisse da profeta Benedetto Croce nella Storia d’Europa nel secolo decimonono. L’ultimo profeta è stato Pierpaolo Pasolini che interpretò la strage del 12 dicembre come segno d’un futuro terribile.

I profeti ritengono di aver ricevuto da Dio una speciale ispirazione o rivelazione. La prima è una forma di elevazione o perfezionamento morale che permette di vedere negli eventi passati, presenti e futuri, significati che i loro contemporanei non sanno discernere; la seconda è l’esperienza interiore della scoperta della verità per mezzo di rappresentazioni sensibili o intellettuali. Sono consapevoli che la missione che Dio ha affidato loro è ardua, che su questa terra non riceveranno premio alcuno e li attende, spesso, una fine tragica. Questa consapevolezza li fa esitare ad accettare il comando di Dio

Preferirebbero non avere ricevuto la luce profetica. L’incertezza, il timore, la persuasione di non essere all’altezza del compito sono segni distintivi dei veri profeti. L’intima convinzione di dover parlare per assolvere una missione divina dà alla voce dei profeti una grande forza persuasiva. Poiché si sentono ispirati, ispirano: elevano le coscienze, rischiarano le menti, rafforzano gli animi. La loro autorità viene dalla fede nell’ispirazione divina e dalla vita esemplare. Sono migliori dei loro contemporanei, non perfetti. Hanno vizi e debolezze, ma non hanno una mentalità servile e non sono corrotti. Hanno salde convinzioni interiori. (...) Quando i profeti riescono a persuadere un buon numero di loro concittadini ad accogliere i princìpi che annunciano in nome di Dio, e a operare e soffrire insieme al fine di edificare ordini sociali e politici conformi a quei princìpi, abbiamo tempi profetici. Possiamo chiamare non profetici i tempi in cui i profeti tacciono o quelli in cui le loro voci non riescono a dar vita a importanti movimenti di emancipazione, a creare nuove istituzioni. I nostri sono tempi non profetici. (...) Ma nuovi leader politici profetici potrebbero ispirare movimenti di emancipazione contro le forme di dominio che pervadono il nostro tempo. Il loro primo compito sarebbe redimere dal vuoto morale. (...) I più preferiscono cercare le risposte nella televisione, nel computer, o nel telefono: risposte che non sono il risultato di una meditazione interiore, di riflessioni su libri, di dialoghi con maestri e amici. Devono essere già pronte e semplici: non rendono gli individui più consapevoli e più liberi; li rendono banali.

1 commento:

  1. Grazie, Maurizio Viroli! È sempre un buon inizio di giornata quando si legge un tuo scritto !

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