Ricordo di Carlo Azeglio Ciampi



Ci sono uomini di Stato che con le parole e con l’esempio ispirano passioni civili e lasciano un patrimonio di saggezza che resiste al passare del tempo. Formano gli animi, sono maestri ed educatori. Carlo Azeglio Ciampi è stato uno di questi.

Non è mai stato né volle essere un politico di professione, ma un cittadino che, chiamato a servire la Repubblica, ha accettato per senso del dovere. Nel suo impegno, ha ricordato in uno dei suoi ultimi interventi come Capo dello Stato, il 25 aprile 2006, Ciampi si è sempre ispirato a principi precisi, capiti, vissuti, amati. Primo fra tutti l’idea di patria. E qui una buona volta bisogna intendersi. La patria di Ciampi non aveva niente in comune tanto con la vuota retorica patriottarda dei politici mediocri, quanto con il nazionalismo, in tutte le sue salse. Era la patria di Mazzini e del Partito d’Azione, vale a dire la patria intesa come “una comunione di liberi e d'eguali”, che non tollera l’ineguaglianza dei diritti civili e politici, non sopporta l’esistenza “di caste, di privilegi, d' ineguaglianze”, ha nell’ideale dell’Europa unita il suo necessario completamento e sviluppo.  
L’altro principio fondamentale che ha ispirato l’opera di Ciampi durante il suo settennato è stata la visione della Resistenza come secondo Risorgimento, idealmente e politicamente connesso al primo. Non concesse nulla al revisionismo che incalzava, e ancora incalza, per porre sul medesimo piano chi ha lottato per la libertà e chi ha lottato per tenere in vita un ripugnante regime totalitario sotto il dominio straniero. Esortò piuttosto, con la forza della testimonianza personale sorretta dal dato storico, a riscoprire la resistenza dimenticata, fino ad allora, dei soldati dell’esercito italiano che scelsero, dopo l’8 settembre, di combattere i tedeschi. “Decisero di non cedere le armi. Preferirono combattere e morire per la patria. Tennero fede al giuramento”. Così Ciampi iniziò il suo discorso a Cefalonia, il 1 marzo 2001. Ricordo ancora la commozione che le sue parole suscitarono perché erano, finalmente, parole vere. Grazie a Ciampi molti italiani hanno imparato che, accanto alla resistenza partigiana, c’è stata anche quella dei seicentomila soldati che preferirono la prigionia nei campi di lavoro tedeschi piuttosto che indossare la divisa della Repubblica di Salò.
La sua lezione politica e morale, per tutta la durata del settennato si è concentrata soprattutto sulla Costituzione. “La Costituzione è stata e rimane la mia Bibbia civile, il testo su cui ho riflettuto in ogni momento difficile”, affermò nell’aprile del 2006. Quella frase ci ha aiutato molto a respingere nel referendum la riforma costituzionale di Berlusconi. Resta documento eloquente della sua fedeltà allo spirito e alla lettera della Costituzione le parole che pronunciò per giustificare la sua decisione di non accettare l’elezione per un secondo settennato: “A mio avviso, il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”.
Ciampi è stato un presidente educatore. Non solo per le parole che seppe pronunciare, ma per il modo in cui le pronunciò. Chiunque abbia avuto occasione di ascoltarlo capiva subito che dietro ai discorsi c’era l’uomo: non simulava, non parlava per compiacere, non recitava. “Una persona squisita, con la faccia pulita da persona perbene. Devo dire che è l’ultima speranza”, ha scritto di lui Norberto Bobbio. A capirlo furono soprattutto i giovani che ebbero la fortuna di dialogare con lui. Ricordo ancora i volti turbati e commossi dei ragazzi e delle ragazze del Master in Educazione Civica di Asti che lo incontrarono in Senato, nel Febbraio del 2009. Il presidente Emerito volle donare loro una lezione di speranza e di forza morale. Ma tutti avvertimmo la sua tristezza e la sua preoccupazione per la corruzione della nostra vita repubblicana. Ci chiese di fare quello che potevamo per contrastarla, ascoltando sempre la voce della nostra coscienza. Non lo abbiamo dimenticato, non lo dimenticheremo.

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