Caro Magris,
sono rimasto sconcertato nel leggere le considerazioni
che hai svolto sulla riforma costituzionale e sul governo Renzi nel corso di
una trasmissione televisiva. Ho sempre ammirato, lo sai bene, i tuoi scritti e
nutro profondo rispetto per la tua biografia intellettuale e morale ove ho
spesso avvertito un forte spirito repubblicano lontano del realismo senza
principi che domina la mentalità italiana. Ricordo in particolare un bel passo
del tuo Livelli di guardia in cui, a
proposito dell’infelice frase di Angelo Panebianco, che “i principi servono
solo se si resta vivi”, ribattevi giustamente che “accade talvolta di restare
vivi perché qualcuno, in nome di quei princìpi, muore, per difendere chi è
minacciato”.
Orbene, a me pare che quando sostieni che voterai sì al
referendum perché ritieni che la riforma di Renzi-Boschi-Verdini garantisca
“uno snellimento dei tempi” del processo legislativo tu abbia sacrificato fondamentali
principi dell’ordine politico repubblicano in nome di una discutibile e del
tutto pretestuosa esigenza tecnica di risparmio di tempo. Il primo e
fondamentale principio che la riforma viola è quello della legittimità. In base
all’art. 138 il parlamento NON ha il potere di approvare una riforma della
Costituzione; ha soltanto il potere di approvare una revisione della
Costituzione. Non devo certo spiegare a te la differenza fra riforma e
revisione. Quella varata dal Parlamento, è una nuova costituzione che soltanto
un’Assemblea Costituente avrebbe l’autorità legittima di varare. Il carattere
del tutto illegittimo della riforma renziana è poi ulteriormente rafforzato dal
fatto che la Corte Costituzionale ha sancito che questo Parlamento è stato
eletto con metodo incostituzionale (sentenza 1 /2014). Abbiamo così un
Parlamento eletto in modo incostituzionale che vota una riforma che non ha
l’autorità di votare. Ce n’è d’avanzo per una
disobbedienza civile.
Tu condividi la riforma perché vuoi uno snellimento dei
tempi per l’approvazione delle leggi. Permettimi di farti rilevare, in
amicizia, che trovo il tuo ragionamento poco savio. Se elevi l’esigenza della
rapidità al disopra dell’esigenza della legittimità finisci col guardare di
buon occhio non la democrazia, ma l’autocrazia. Nella storia del pensiero politico
i fautori dell’autocrazia hanno sempre sostenuto che il sovrano assoluto decide
più rapidamente dei consigli repubblicani e democratici. Noi ora, in nome di una
presunta rapidità dell’iter deliberativo dobbiamo rinunciare alla legittimità
della Costituzione, rinunciare ad una parte importante della sovranità popolare
(non eleggeremo più i senatori), rinunciare ad una seria camera alta che limiti
opportunamente il potere della Camera dei Deputati. No, grazie.
Dico presunta rapidità, perché se guardi bene il testo della riforma ti accorgerai che è
talmente macchinoso da rendere poco probabile il promesso snellimento. Ha detto
bene Giovanni Sartori: questa è una riforma scritta da incompetenti. E da
incalliti bugiardi, aggiungo. La storia della lentezza del nostro processo
legislativo è una favola per bambini. Per una volta lasciami riprendere uno
scritto che ho pubblicato su questo giornale il
30 luglio 2014: Il governo Letta,
rimasto in carica dal 28 aprile 2013 fino al 22 febbraio 2014 per un totale di
300 giorni, ovvero 9 mesi e 25 giorni, ha approvato 35 leggi. Il Governo Monti
dal 16 novembre 2011 al 21 dicembre 2012 ne ha approvate 44. Il Governo
Berlusconi IV, rimasto in carica dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011 ha
approvato 230 leggi. Grosso modo gli ultimi tre governi sono stati in grado di
approvare una legge ogni 10 giorni (considerando tutti i 365 giorni dell’anno)”.
Lo ha rilevato anche Eugenio Scalfari, un anno dopo: “come risulta
dallo studio dell'apposito Ufficio di palazzo Madama – il tempo medio impiegato
dall'approvazione delle leggi in un testo definitivo da entrambi i rami del
Parlamento non è affatto lunghissimo: supera di poco i tre mesi e con pochi
ritocchi può essere imposto un tempo minimale” (La Repubblica 12 agosto 2015). Non ti offende di essere ingannato
in modo così spudorato?
Forse sbaglio, ma dalle tue parole ho tratto
l’impressione che la ragione vera che ti spinge a votare ’sì’ sia il timore che
in caso di vittoria del ‘no’ il governo Renzi, che tu reputi il meno peggio,
cadrebbe. Se questo è il tuo pensiero, ti invito a riconsiderare la tua
decisione, e a mettere i principi al disopra del realismo spicciolo. Questa
volta il principio è davvero semplice ma solenne: la Costituzione vale più del
governo, di qualsiasi governo, se hai a cuore la libertà e dignità della Repubblica.
nella stessa trasmissione Magris alla fine ha dichiarato che non vede una responsabilità nel silenzio degli intellettuali italiani sulla situazione politica poichè ritiene che il parere di un intellettuale non conta di più di quello di una casalinga. Lei concorda con questa analisi? Io ritengo che la voce degli intellettuali (quelli veri) abbia più peso in quanto essi hanno acquisito gli strumenti culturali per analizzare la realtà in modo più approfondito e, pertanto, la loro opinione ha un valore aggiunto anche a tutela della casalinga ?
RispondiEliminaHo sempre ammirato, stimato ed amato il Professore Viroli; ora, se possibile, mi piace di più! Ha scritto le stesse cose che ho pensato io, nel corso degli ultimi disgraziati venti anni ed, in particolare, nei due che ancora stiamo vivendo e subendo. Mi domando e domando a lui (che è molto più illustre ed illuminante di me) che cosa possiamo fare per fermare questa indecenza che è anche scempio ed illegalità. Grazie! Cordiali saluti. Regina.
RispondiEliminaGrazie Maurizio, come sempre leggerti serve (almeno) "di consolazione". Anch'io rimasi perplessa alle dichiarazioni di Magris, che leggo e seguo da anni, e con il quale, attraverso una comune amicizia mi sono trovata anche a conversare piacevolmente.Forse, tutto preso dal suo ultimo romanzo non deve aver seguito più di tanto le 'vicende' della politica italiana (vorrei che fosse così). Che cosa si può fare? chiede una tua gentile interlocutrice. Noi, a Ravenna, con la sempre straordinaria efficienza e attenzione di Paola Patuelli, abbiamo costituito un Comitato per il NO, per tentare di dire un No deciso all'ennesimo tentativo di stravolgere la Costituzione. Riusciremo a fare qualcosa? Non so, manca (almeno in me) la 'spinta' che avevamo trovato per l'altro referendum, ma cerchiamo di fare qualcosa. Credo che anche nella città in cui risiede la signora Taccone si possa fare altrettanto: almeno ci proviamo...
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