Il 2016 consacrerà la fine della
Repubblica nata 70 anni fa e il consolidamento del principato renziano. È un “principato
civile” del tipo descritto da NiccolòMachiavelli nel capitolo IX del Principe : “uno privato cittadino, non
per scelleratezza o altra intollerabile violenzia, ma con il favore degli altri
suoi cittadini diventa principe della sua patria (il quale si può chiamare
principato civile; né a pervenirvi è necessario o tutta virtù o tutta fortuna,
ma più presto una astuzia fortunata)”.
Civile, perché nasce e si conserva senza
violenza e con il consenso del popolo, il regime renziano è un principato perché
con l’entrata in vigore dell’Italicum
e della riforma costituzionale Renzi avrà sul Parlamento, ridotto ad una sola
camera deliberativa infarcita di mezze calzette che dipendono da lui in quanto
capo del PD per la loro elezione e rielezione, un potere di fatto senza limiti.
A restringere il potere della maggioranza restano il Capo dello Stato e la
Corte Costituzionale, ma sono deboli argini.
Vano è pure confidare nell’opinione
pubblica ormai conquistata dal penoso dogma della “governabilità”, che tradotto
in parole chiare vuol dire che quel che conta è che ci sia un governo che
governi. Come nasce, com’è composto, come opera sono questioni del tutto
secondarie. Rifritto, è il vecchio argomento dei sostenitori del principato: il
principe garantisce un governo più stabile rispetto alle repubbliche.
Come nei secoli passati, il principato
può contare sullo spirito servile di
tanta parte dell’élite politica e del popolo. A petto dei nuovi cortigiani
renziani, quelli berlusconiani impallidiscono. Ringrazio sentitamente, mi sia
concessa una divagazione, gli ex servi di Berlusconi ora renziani per la
splendida conferma empirica che offrono della tesi che ho sostenuto ne La libertà dei servi: appena il signore
vecchio perde potere, i servi scappano e si pongono al servizio del nuovo
signore. Cambia il principe, resta il sistema della corte.
Una ragionevole obiezione alla tesi che
qui sostengo è che gli Italiani sono liberissimi di mandare a casa Renzi e
fermare la nascita del principato votando ‘no’ al referendum sulla riforma
costituzionale. Verissimo, e infatti parlo di principato civile, non di
principato assoluto o di regime autoritario per sottolineare che come è nato
senza uso della forza, senza uso della forza può morire.
I caratteri fondamentali del principato,
tuttavia, restano, soprattutto se consideriamo come è nato e come si conserva. Come
insegna Machiavelli, il principato civile si afferma in molti casi quando il
principe conquista il consenso del popolo prima promettendo di dare una lezione
ai potenti, poi distribuendo favori e benefici. Detto fatto: Renzi ha prima
alzato la bandiera della rottamazione contro i vecchi politici invisi al popolo,
poi ha distribuito 80 euro e ha iniziato a magnificare la propria attività di
governo presentandosi come l’unico in grado di realizzare grandi cose, un
metodo quest’ultimo proprio dei demagoghi.
Il modello insuperato del principato
civile sono stati i governi dei Medici nei secoli XV e XVI e soprattutto il
governo di Cosimo I de’ Medici con il quale ha
il principato assume compiuta veste istituzionale. Cardine del poetere
mediceo su Firenze, e poi sulla Toscana, era il controllo delle candidature,
oggi diremmo così, alle assemblee legislative. Nè più nè meno di quanto fa
Renzi assommando nelle sue mani la carica di Presidente del Consiglio e di
Segretario del partito di maggioranza relativa, una concentrazione di potere
che evoca i fasti dell’Unione Sovietica. Probabilmente è questa la vera
ragione, oltre alla brama di potere, che fa sì che tanti ferventi ex militanti
del PCI sono diventati altrettanto ferventi sostenitori di Renzi.
Ma vi è un’ ulteriore analogia (non
un’identità) fra i principati dei Medici e quello renziano che merita rilevare.
I Medici regolavano la loro politica sul principio che in Firenze c’erano
pochi cittadini amanti del bene pubblico
e della libertà, e molti individui attaccati soltanto al loro interesse che
possono essere facilmente ingannati. Simile il caso di Renzi, come dimostra
l’uso sistematico della menzogna, a cominciare dal vergognoso “Enrico stai
sereno” che ha inaugurato la sua ascesa ai vertici dello Stato.
Niente di male, per carità. Il
principato civile ha molte virtù: garantisce governo stabile, prosperità, meno
tasse, posti di lavoro (o almeno così
dice) , grandi eventi (Expo, e forse ponte sullo stretto). Ma il vivere libero,
in una vera repubblica, è un’altra cosa.
Nessun commento:
Posta un commento