Soltanto
la persona moralmente libera, vale a dire la persona che ha senso del dovere, può
servire bene la Repubblica. Chi non ha senso del dovere è una persona banale o una
persona d’animo servile. Le persone banali possono obbedire con zelo e svolgere
le loro mansioni con molta efficienza. Poiché non hanno convinzioni profonde
sono però disponibili a servire qualsiasi regime: il terzo reich o la libera
repubblica fa poca differenza. Le persone d’animo servile sanno servire bene un
uomo o alcuni uomini, non un ideale, e tanto meno la Repubblica. Tanto le persone
banali quanto le persone d’animo servile hanno l’animo meschino, spesso
miserabile. Possono essere astuti, mai saggi. Sanno pensare soltanto in
piccolo; non hanno la finezza intellettuale che nasce dall’impegno a capire
qualche cosa che è più importante della vita privata e familiare. Possono
essere dunque burocrati di uno stato autoritario o ottimi cortigiani, mai veri servitori
della Repubblica.
Per
un’altra ragione ancora soltanto le persone moralmente libere sono in grado di servire
la Repubblica. Esse sole hanno la forza interiore necessaria per assolvere
compiti che comportano fatiche, delusioni e pericoli. Chi invece serve la
Repubblica per interesse, cerca di evitare fatiche e pericoli e quindi verrà
meno ai suoi doveri. Nei casi peggiori, ma tutt’altro che rari, chi serve per
interesse si lascia corrompere dalla promessa di un premio. Se una repubblica
può contare esclusivamente su magistrati, forze di polizia, forze armate e pubblici
funzionari che agiscono per interesse, ha fondamenta assai fragili. È destinata
presto o tardi a trasformarsi in una tirannide, o in un’oligarchia, o in una
democrazia corrotta.
Se
l’interesse personale non serve allo scopo, quali sono le giuste motivazioni a
servire bene la Repubblica? Una risposta potrebbe essere ’il puro senso del
dovere che la coscienza addita’. È una risposta ineccepibile ma esposta ad
un’obiezione seria. Come sappiamo per esperienza, e come insegna la storia, la
maggior parte degli esseri umani non rispetta i principi che pur ritiene
giusti. La voce della coscienza che insegna la giustizia nei più è sovrastata
dalla voce delle passioni, prime fra tutte la paura o il desiderio sfrenato di
superiorità e privilegi. Sono dunque necessarie altre passioni, ma quali?
La
prima passione che indico è il sentimento dell’onore. La nostra Costituzione,
all’art. 54, addita esplicitamente l’onore, accanto alla disciplina, quali
principi fondamentali che devono ispirare l’agire di tutti i cittadini ai quali
sono affidate funzioni pubbliche. Nel significato proprio, il termine onore
indica una dignità e a un valore. ‘Ti onoro’ vuol dire riconosco il tuo valore:
ammiro il tuo valore per quello che hai fatto e fai. Il vero sentimento
dell’onore non consiste tanto nel valore che abbiamo per gli altri, ma nel
valore che abbiamo ai nostri occhi se assolviamo i nostri doveri. Quanto è
grande il valore che una persona ha ai propri occhi quando vive secondo il
senso del dovere e agisce rispettando il dettame della propria coscienza? È un
valore infinito. Nessuno può corromperla perché non c’è prezzo che valga il
sacrificio di non esser più se stessi.
Accanto
al sentimento dell’onore colloco, fra le passioni che aiutano a essere dei veri
servitori della Repubblica, lo sdegno, vale a dire il senso di repulsione che
proviamo di fronte all’ingiustizia. È la passione degli animi grandi. La
persona meschina è incapace di sdegno: resta indifferente di fronte alle
ingiustizie, ai soprusi, alle umiliazioni inflitte ad altri. Diverso dalla
compassione che proviamo nei confronti della sofferenza immeritata di altri, lo
sdegno si rivolge non alle vittime ma contro gli aguzzini. Diverso
dall’invidia, cioè la sofferenza per un bene che altri hanno e noi non abbiamo,
lo sdegno disprezza la forza o l’astuzia degli oppressori. In senso stretto, lo
sdegno è l’ira dei buoni, l’ira per giusti motivi, l’ira nei confronti delle
persone contro le quali è giusto provare ira.
Guidato
sempre dalla ragione, lo sdegno vive anche nelle persone più miti. Impone di
operare anche quando le speranze di vincere sono esigue o nulle, quando bisogna
agire nell’indifferenza dei più e quando i pericoli sono gravi. Spinge a
difendere la libertà nei tempi bui, mentre i più piegano la schiena e si
rassegnano all’oppressione. Norberto
Bobbio l’ha definito “l’arma senza la quale non vi è lotta che duri ostinata,
senza la quale, vittoriosi, ci si infiacchisce, e, vinti, si cede”. È la virtù
dei precursori, degli anticipatori, di quelli che dimostrano che si può lottare
e incoraggiano gli altri a seguire il loro esempio anche quando la prudenza
consiglia di stare fermi, di tacere, di adeguarsi.
Un’altra
passione che deve vivere nell’animo di chi serve la Repubblica è la carità, il
valore fondamentale della religione cristiana che ha tuttavia radici nella
cultura classica. Per carità intendo la sofferenza che proviamo nei confronti
di chi subisce ingiustizia. Nei secoli, e nei più diversi contesti storici, la
carità, ha sempre motivato, il servizio e l’impegno. È stata ed è il fondamento
dell’amore della patria nel suo significato più nobile. L’amor di patria,
ricordiamolo in questi tempi in cui esseri a mio giudizio ripugnanti vaneggiano
di amor di patria fascista, è la passione che dà al cittadino la forza di
elevare il bene comune al di sopra del bene privato. Servire la Repubblica,
teniamolo presente, altro non è che servire il bene comune.
Soltanto
chi sa servire può, in una repubblica degna del nome, comandare. Oltre a volere
e sapere servire, chiunque ha l’onere e l’onore del comando deve combattere la
vanità che porta a cercare la fama. Chi non sa vincere la vanità non è capace
né di vera dedizione alla causa, né di distacco critico. Il comandante vanitoso
diventa una sorta d’istrione che prende alla leggera la propria responsabilità.
Più che delle conseguenze delle sue decisioni, si preoccupa dell’impressione che
riesce a suscitare. Scambia l’apparenza del potere per il potere reale e gode
del potere semplicemente per amore della potenza,” senza uno scopo concreto”, come
scrive Max Weber. Esercita una forte
influenza ma opera di fatto nel vuoto e nell'assurdo; non sa ottenere
obbedienza fondata su vera e sincera lealtà; non costruisce una cultura. Non è
il leader di cui ha bisogno una repubblica.
C’è
posto per l’ambizione, fra le qualità di un leader? Deve esserci. L’ambizione è
una passione forte che nasce dal desiderio di emergere, di distinguerci, di
essere ammirati. È una passione naturale e lecita, se bene intesa, ovvero se
intesa come desiderio di primeggiare per dedizione, per saggezza, per finezza
di consiglio, per esempio di vita, non come brama di essere primi con qualsiasi
mezzo per avere potere, ricchezza, celebrità. Nel suo significato più nobile,
l’ambizione è passione degli animi grandi; nel suo significato corrotto è la
passione dei miserabili che pretendono di servire la repubblica e vogliono
comandare soltanto per vanità meschina. Se avessimo dei leader politici e dei
comandanti consapevoli della dignità del servire il bene comune, e motivati da
giusta ambizione, la nostra Repubblica vivrebbe giorni molto migliori.
Professore La ringrazio per le riflessioni contenute nel Suo articolo. Ogni Sua parola ha il peso della serietà e della severità. Dovrebbero insegnare questo a partire dai banchi di scuola.
RispondiEliminaMolto cordialmente
Giulia Bertolissi
Un commento??? Solo un grande grazie di cuore: in tanta confusione di voci dissonanti o banali o volgari che ci opprime, la tua voce arriva come una ventata di aria salubre; non so dire che "grazie", prof. Viroli!
RispondiEliminaEgr. professore. il Suo articolo da' speranza a chi ha sempre lottato contro immoralita', corruzione e malcostume in generale. Purtroppo aggigiorno e' estremamente difficile trovare persone che naturalmente abbiano le caratteristiche che secondo Lei un leader dovrebbe avere. Senza dimenticare che oggi mancano anche le idee, quelle grandi idee, o ideologie ( termine preso in senso positivo) , che possano entusiasmare le persone e trascinarle o guidarle verso un miglioramento di se stessi e della societa'. Il mio umile pensiero e' che ci dovrebbe essere un sistema per creare tali leader virtuosi partendo da cittadini comuni, un addestramento ed una formazione alla leadership. Con il nostro Istituto ci stiamo lavorando da anni. Sarebbe nostro desiderio poterLa incontrare se Lei fosse disponibile quando si trova in Italia. Grazie per l'articolo, siamo in attesa dell'uscita del Suo ultimo libro. Cordiali saluti
RispondiEliminaIRP - Istituto di Ricerca Prout . www.irprout.it
No commenti..solo un'enorme grazie,non c'è nulla di più visto nel suo bellissimo articolo.GRZIE!
RispondiEliminaInteressante articolo, dove e Come posso comprare il libro? Ho provato dal mio libraio ma Non lo ha trovato
RispondiEliminaInteressante articolo, dove e Come posso comprare il libro? Ho provato dal mio libraio ma Non lo ha trovato
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