Anche a me come a Roberta De Monticelli (Il Fatto
Quotidiano, 14 gennaio 2018), in un primo momento, la proposta di Liberi e
Uguali è parsa demagogica e sbagliata. L’errore, però, non è nella sostanza ma
nella forma (che per me è importante quanto la sostanza). Se la detassazione dell’università si pone dentro una
prospettiva repubblicana (che Grasso ha omesso di chiarire) allora cade l’idea
di “logica al ribasso”
denunciata da De Monticelli, anzi, oserei dire che detassare è il miglior modo
per avere gli strumenti legislativi che possono dare qualche speranza
all’università italiana.
Nell’ottica con la quale
io guardo ciò che concerne la Repubblica (in particolare in base al primo comma
dell’articolo 1 e dell’articolo 54 della Costituzione), è il cittadino che deve
avere diritti e doveri nella sua singolarità ed unicità e deve essere chiamato
a far parte di una comunità di cittadini liberi come (questo “come” pesa più di
un macigno) lui e uguali a lui davanti alla legge.
Se si fa scivolare la
famiglia sopra questi diritti fondamentali della persona, si deresponsabilizza
il cittadino studente e non si spezza il sistema ammalato che porta a
monetizzare qualunque cosa. La famiglia è il nucleo in cui si annidano i vizi
che stanno minando le fondamenta di questa comunità di cittadini. Ancora una
volta è la teoria repubblicana della libertà che mi viene in aiuto: una persona
è libera se non è sottoposta al potere arbitrario di un’altro uomo. Proprio
perché siamo repubblicani e capiamo e sentiamo che la libertà liberale come
assenza di interferenza non basta è nostro dovere guardare oltre. Dove si
annida maggiormente il sottile e potentissimo potere della violenza morale e
psicologica se non in seno alla famiglia caratterizzata da intricati rapporti
che toccano ciò che di più intimo e, oserei dire, di più sacro c’è nella
persona? Se la famiglia è il luogo dove si subiscono violenze fisiche
inenarrabili, possiamo supporre che le violenze psicologiche e morali siano
almeno altrettanto gravi? E allora, alla famiglia deve essere tolto potere.
In questo momento della
storia Italiana in cui i genitori si presentano ai ricevimenti scolastici con
l’avvocato o vanno a discutere il voto di tesi dei figli o subdolamente
obbligano i figli a scelte universitarie che nulla hanno a che fare con le loro
inclinazioni adducendo scuse del tipo “così, quando finisce, viene in studio”,
è indispensabile liberare il cittadino che studia dal maggior numero possibile
di vincoli per poter porre sulle sue spalle il peso della responsabilità delle
sue scelte e quindi chiamarlo a
rispondere quando abusa di risorse pubbliche.
Una legislazione
adeguata deve essere limite a chi non si pone limiti. Nessun fuoricorso, gli
esami si sostengono e si superano. Se al terzo tentativo, le cose non vanno si
è fuori da quel percorso. Se i genitori pagano (chi può e, molto spesso anche
chi non può: a settembre e a marzo i prestiti bancari aumentano
vertiginosamente), l’università incassa, lo stato incassa e tutto va benissimo.
Nell’ottica di un
università in cui tutti, singolarmente, devono assumersi la responsabilità di
ciò che fanno, sarà maggiore anche la forza di pretendere dai docenti maggiore
serietà e rigore (in forza dell’uguaglianza davanti alla legge, maggiori limiti
potranno valere anche per chi insegna). Tutto ciò non può
prescindere da un progetto globale di Altra
Italia (Maurizio Viroli, Il Fatto Quotidiano, 13 gennaio 2018).
Non concordo neppure con l’osservazione di De
Monticelli secondo cui“lo Stato non ha affatto la capacità di ridurre la
gigantesca evasione fiscale”. Oltre al fatto che questa osservazione mi pare
rafforzi la mia tesi perché se lo Stato non controlla e non ostacola la
corruzione, molte persone hanno agevolazioni che non dovrebbero avere, credo
che non dobbiamo commettere l’errore di cullarci su dati di fatto ma dobbiamo
avere il coraggio di sognare altro, quel coraggio che ebbero i grandi della
nostra storia, il coraggio, ad esempio, di quei professori che si rifiutarono
di giurare e di quelli che giurarono per poi educare una generazione di
antifascisti. Se dieci di noi avranno il coraggio di sognare e di far propria
l’idea di un’Altra Italia potremo
salvarci e contribuire alla rinascita civile della nostra repubblica.
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