Se non decreta immediatamente la decadenza di Vincenzo De Luca,
Renzi viola una legge della Repubblica che egli stesso e i suoi predecessori
hanno applicato in casi simili. Sarebbe un atto di gravità inaudita in quanto
equivarrebbe a sancire che De Luca è al di sopra della legge e dunque non è uguale
agli altri, in palese spregio all'articolo 3 della Costituzione: "Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge".
"Tutti" recita la Costituzione, non 'tutti ad
eccezione di chi sostiene Renzi e rafforza il suo potere'. Qualsiasi argomento
che afferma che De Luca può restare al suo posto è o intellettualmente disonesto
o una palese asineria. Dire, ad esempio, che De Luca deve conservare la carica
perché la sua decadenza metterebbe "in crisi la funzionalità della Regione",
significa asserire che l'esistenza del governo è principio superiore a quello
del governo della legge.
Nei regimi politici decenti vale esattamente il principio opposto
vale a dire che il governo deve essere sottoposto alle leggi, soprattutto alle
norme della Costituzione. Se così non fosse avremmo il potere arbitrario, quello
che gli scrittori politici di tutti i tempi hanno sempre chiamato 'tirannide'.
Sotto, e non sopra alla Costituzione, sta anche la volontà popolare.
Se il popolo elegge un candidato che non può assumere la carica, come nel caso
di De Luca, è preciso dovere del Presidente del Consiglio infischiarsene altamente
della volontà popolare e fare valere i principi sanciti dalla Costituzione.
Violare la Costituzione è l'atto più grave che un Presidente del
Consiglio possa compiere. Parli dall'alto della sua autorevolezza il Presidente
della Repubblica. Ribadisca che nessuno è al di sopra delle leggi. Il suo
silenzio sarebbe una grave omissione del suo dovere di difendere la
Costituzione sulla quale ha giurato.
Ma in un caso come questo devono fare sentire la loro voce tutti
i cittadini che hanno serbato ancora un seppur tenue sentimento di dignità
civile. Se Renzi lascia De Luca sulla poltrona di governatore della Regione
Campania, quando la legge afferma che deve essere rimosso, è come se dicesse ad
ognuno di noi: 'egli vale di più, appartiene ad una casta superiore e dunque ha
diritto a speciale privilegio'. Diventiamo di fatto non più cittadini, ma
sudditi di un potere autoritario che sancisce il più inaccettabile dei
privilegi.
Pochi giorni or sono, il Presidente Mattarella ha celebrato con
la dovuta solennità la ricorrenza del 2 giugno. La sua è stata una scelta
giusta perché la nascita della Repubblica ha segnato una svolta nella storia
italiana, una svolta costata sacrifici grandi e ispirata dalla volontà di
vivere liberi sotto leggi uguali per tutti. Questo, soprattutto questo, vuol dire
'repubblica'. Consultate, se non lo credete, gli scritti dei grandi pensatori politici.
Permettere che il governo violi uno dei principi fondamentali della Costituzione
vuol dire rendere la nostra Repubblica una povera finzione e noi, da cittadini,
poveri servi che chiunque può insultare.
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