Per governare l'Italia devi spegnere la fiamma

Ha ragione Antonio Padellaro a sostenere (Il Fatto24 luglio) che la premier in doppio pectore Giorgia Meloni “dovrà anche regolare i conti, e in modo definitivo, con tutta la galassia fascistissima che, da Forza Nuova a Casa Pound, non vede l’ora di sedersi al tavolo dei vincitori”. Fino a quando non romperà senza ambiguità con il fascismo e con i neofascisti, l’onorevole Meloni non ha la legittimità morale per governare la nostra Repubblica.

La legittimità morale, vale la pena di chiarire, è diversa dalla legittimità politica. Per avere la legittimità politica basta, nel nostro ordinamento repubblicano, la fiducia del Parlamento che di norma riflette il voto popolare. La legittimità morale deriva dal pieno rispetto dei principi fondamentali della nostra Repubblica, quelli chela Costituzione indica con assoluta chiarezza. Orbene, la nostra Carta è antifascista dai primi articoli che proclamano la sovranità popolare nei limiti della Costituzione e affermano che la Repubblica riconosce e garantisce diritti inviolabili dell'uomo, fino alla norma finale (non transitoria) che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Questo significa che in Italia ha pieno titolo morale per governare soltanto chi è antifascista. L’onorevole Giorgia Meloni può conquistare la legittimità morale per rappresentare e governare l’Italia soltanto se si dichiara non non fascista, ma anti-fascista. Nel 2018, in occasione di un incontro con Steve Bannon, ideologo di Trump, condannato pochi giorni fa per “contempt of Congress”, ha dichiarato di essere nata nel 1977, trent’anni dopo la fine del fascismo, e di non essere fascista, non di essere antifascista. La dicotomia fascismo e anti-fascismo riguarda i valori fondamentali della libertà, della giustizia e della dignità della persona umana. Il fascismo questi valori li hanno calpestati. La Repubblica, con la sua Costituzione, li proclama. Chiunque reclami l’onore di governare ha il dovere di dichiarare da che parte sta. Gli italiani hanno il diritto di sapere. Il caso dell’onorevole Meloni è simile a quello di Berlusconi. Anche Berlusconi ha avuto dagli italiani i voti che gli hanno permesso di ottenere la fiducia del Parlamento nel 1994, 2001, 2005 e 2008. Ma, nonostante il voto popolare e la fiducia del Parlamento, avevamo tutte le ragioni per sostenere che non aveva i requisiti di dignità e onore per rappresentare e governare l’Italia. “Not fit to lead the government”, scriveva l’Economist il 26 aprile 2001. Non hai requisiti per governare l’Italia, si deve e si può ripetere per l’onorevole Meloni. L’esempio che l’onorevole Meloni dovrebbe seguire è quello di Enrico Berlinguer, quando, negli anni 1973-1976, sull’onda di importanti successi elettorali del Pci, rivendicò il diritto del suo partito a governare l’Italia. Fu allora che lanciò un’offensiva ideale e politica contro tutte le forze estremiste di sinistra. E fu proprio contro il Pci, e contro la sua città simbolo, Bologna, che gli estremisti di sinistra scatenarono, nel marzo 1977, la loro carica eversiva. Il Pci aveva le sue radici nel Pc d’I ligio all’ideologia e alla politica del comunismo sovietico. Ma da quella ideologia e da quella sudditanza politica seppe liberarsi. Tardi, ma seppe liberarsi. Per questo aveva le carte in regola per governare. L’onorevole Meloni non ha saputo emanciparsi fino in fondo dalle sue origini nel Msi, il cui orrido simbolo (la fiamma tricolore che evoca quella che arde sulla tomba di Mussolini) appare ancora in quello di FdI. L’onorevole Meloni ha giurato fedeltà alla Costituzione come ministro della Gioventù nel 2008. Ma una persona che giura fedeltà alla Costituzione senza essere sinceramente antifascista è o una persona che giura il falso o una persona che non capisce il significato della sua azione. Se non capisce il significato di un atto solenne come il giuramento, o se il suo giuramento non è sincero, non può governare. Dei due casi, il secondo è peggiore del primo. La persona che giura il falso è una persona senza onore, ragione decisiva per non votarla visto che la Costituzione esige che “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”(art.54 secondo comma). L’antifascismo, quello serio, è uno dei fondamenti della nostra vita repubblicana. Alla liberazione dal fascismo è dedicata una delle nostre feste nazionali più sentite. La Resistenza, e l’antifascismo di chi si è opposto al regime fin dalla sua nascita, sono una fonte di memorie, di miti, di esempi che hanno ancora la forza di stimolare l’impegno civile. Un governo guidato da persone che detestano l’anti-fascismo,e l’onorevole Meloni avrebbe ottimi sodali in Berlusconi e Salvini, farà di tutto per cancellare la tradizione ideale dell’antifascismo.


 

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