Senza libertà morale, la libertà politica muore. In estrema, ma spero fedele, sintesi, il libro Spiritualità e politica di Luciano Manicardi, Priore di Bose, ci ricorda questa antica massima di saggezza. La persona moralmente libera è la persona che vive secondo i principi e i valori che ha cercato e trovato attraverso un dialogo serio con la propria coscienza: saper parlare con parole nostre e saperci vedere con i nostri occhi, come ha scritto l’autrice iraniana Azar Nafisi, che Manicardi opportunamente cita.
La persona moralmente libera
ha un profondo senso della propria dignità e quindi non accetta di essere serva
o schiava di altri. Non diventerà mai serva volontaria di un potente, per
quanto grandi possano essere i favori che può ottenere; se è costretta con la forza
a vivere in schiavitù, cercherà di liberarsi con qualsiasi mezzo. A queste
perle di saggezza antica Manicardi ne aggiunge un'altra di ugual pregio che
merita essere citata per intero: “Coltivare l’interiorità è il primo passo per
la costruzione e per la partecipazione feconda alla vita della polis,
perché luogo dove si forgia la libertà, dove si elabora la convinzione che
conduce a scelte e decisioni, dove matura la forza di dire di no, dove si pensa
l’oggi e si immagina il futuro. Difficile da definire, la libertà morale, o
interiore, si riconosce facilmente.
La persona moralmente
libera vive secondo i propri principi con assoluta coerenza, anche a costo di
grandi sacrifici; non vive per il giudizio degli altri, ma pone sempre al primo
posto il giudizio della propria coscienza; cerca il dialogo, ma solo con chi
parla con sincerità; detesta i buffoni che parlano per far ridere e le persone banali
che parlano per luoghi comuni. A questa lista minima Manicardi aggiunge tre importanti
segni distintivi della libertà morale - l’immaginazione, la creatività e il
coraggio - e spiega che queste qualità sono oggi particolarmente importanti per
affrontare le sfide della politica.
Disprezzata, derisa,
dimenticata, l’immaginazione è invece segno di libertà interiore, forza potente
che contrasta il totalitarismo e punto di partenza per l’emancipazione politica
e sociale. Le parole di Azar Nafisi sono ancora una volta illuminanti: “Mi sono
convinta che la vera democrazia non può esistere senza la libertà di
immaginazione e il diritto di usufruire liberamente delle opere di fantasia.
Per vivere una vita vera, completa, bisogna avere la possibilità di dar forma
ed espressione ai propri mondi privati, ai propri sogni, pensieri e desideri.”
La creatività consiste essenzialmente nella capacità di vedere e di rispondere,
dove capacità di vedere significa consapevolezza, coscienza. La persona creativa
si muove nel mondo, sa uscire dal banale. È capace di creare futuro, di usare
la propria parola e il proprio pensiero anche davanti a chi la pensa
diversamente, sa nascere a se stessa, nascere ogni giorno.
Il coraggio e la virtù di
dare inizio, è atto creativo, forza che spezza le corazze difensive della paura
e della viltà e osa cominciare qualcosa di difficile; è un’energia che fa
passare dall’intenzione all’atto; è un gesto rischioso che va oltre il calcolo
razionale delle perdite che esso può comportare; ha il potere di concentrare
tutte le energie di una persona, fisiche e psichiche, razionali ed emotive, indirizzandole
verso un atto che presenta rischi ma che può avere buon esito. In questo vi è
la dimensione di razionalità del coraggio, il quale non è mai sconsideratezza o
gesto inconsulto.
Il dramma è che le
persone che hanno vera vita interiore ormai scomparse, sembrano un retaggio del
passato: “Noi siamo sempre gettati fuori di noi stessi dai troppi stimoli,
dalle troppe cose che ci abitano, dal diluvio di informazioni che ogni giorno
ci sommerge, dal l’invadenza della pubblicità, dalla sovrastimolazione sensoriale,
dalla “connessione” continua”. Siamo circondati da milioni di persone
superficiali, vuote, banali. Una vera e propria degenerazione antropologica.
Fin troppo facile prevedere che persone moralmente serve possono essere facilmente
dominate da demagoghi.
Per fare rinascere la
libertà morale e difendere la libertà politica servirebbero maestri, meglio
ancora profeti, come i profeti biblici di cui parla Manicardi, che “spesso
nella solitudine e nell’e mar gi naz ione, nel misconoscimento e nell’opposizione,
in situazioni storiche di tenebra, hanno saputo creare futuro e dare speranza
grazie alla loro immaginazione e alle loro parole, alla loro fede e alla loro
convinzione.” Ma di profeti non se ne vedono.
Al credente Manicardi offro
da non credente (nella religione cristiana) le parole di Benedetto Croce: “L’entusiasmo
morale ora si avviva ora si smorza, ora balza energico ora si distende nell’abitudine
e nel comodo e nel lasciare andare; e che perciò occorre, nella società laica
come già in quella della Chiesa, che di volta in volta apostoli e martiri e santi
intervengano, i quali non si può di certo fabbricarli artificialmente, ma
bisogna confidare nella Provvidenza, che, come li ha sempre mandati sulla
terra, così li manderà ancora.”In attesa, non resta che operare per fare
rinascere un poco di libertà morale, non perché pensiamo di farcela, ma perché
dobbiamo.
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