Bravo
Renzi, ottimo lavoro: sei riuscito a distruggere uno dei tessuti civici più
forti d'Italia. La percentuale dei votanti alle elezioni dell'altro ieri per il
Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna è infatti scesa al di sotto di quella
della Calabria (37,70% contro 44,08%) ed è quasi dimezzata rispetto a quella
delle scorse elezioni regionali (37,70% del 2014 contro 68,06% del 2010); hai
ridotto il Pd a una larva come dimostrano il calo degli iscritti e dei consensi
(535.109 voti al Pd a questa tornata elettorale rispetto ai 857.613 voti nel
2010); hai aperto la strada alla Lega, amica dei neofascisti di Casa Pound che ha
raggiunto quasi il 30% dei voti in una delle regioni più antifasciste,
tolleranti e ospitali d'Italia. A onor del vero parte del merito devi
riconoscerlo anche ai solerti consiglieri regionali uscenti che serbavano di
tutto, comprese le ricevute ai gabinetti della stazione, non certo affinché gli
amministratori, rimborsassero tanta cospicua spesa, ma affinché i posteri non perdessero
traccia delle loro gloriose gesta. Il merito principale, tuttavia, è tuo, per
aver stretto il patto d'acciaio con statisti di provata probità come Berlusconi
e Verdini. Hai ragione nell'affermare che stai trasformando l'Italia: da un paese
generalmente corrotto con qualche isola di decenza e di tolleranza ad un paese
uniformemente corrotto ed intollerante. Avanti così!
Eppure,
l’alternativa a Renzi ci sarebbe. Pippo Civati, ad esempio, ha dato prova di
saggezza e rettitudine con la proposta al Movimento 5 Stelle di votare insieme
il futuro presidente della Repubblica che abbia a cuore il bene comune e non
interessi di partito. L'onorevole Civati ha dimostrato di avere una forte
coscienza civile e ha dato l'esempio di come dovrebbe comportarsi un
parlamentare della Repubblica che agisce, come la Costituzione impone, senza
vincolo di mandato. Temo tuttavia che il Pd difficilmente lo seguirà perla
retta via. Troppe volte ha dimostrato uno sconcertante spirito gregario rispetto
alle scelte del suo segretario. Come potrebbe spiegarsi altrimenti che un
partito dove militano uomini e donne che hanno amato e dicono di amare Enrico
Berlinguer, segua Matteo Renzi? Persone che andavano orgogliose di appartenere a
un partito che aveva sollevato la questione morale, come possono sostenere un
segretario che governa grazie a un accordo segreto con un delinquente? La prima
risposta è che il segretario è pur sempre il segretario, e quindi va seguito e sostenuto.
Questo pericoloso spirito gregario che diviene ancor più pericoloso quando il
segretario ricopre anche la carica di presidente del Consiglio, ha radici nella
vecchia idea di Gramsci che il moderno principe, cioè il partito "prende
il posto, nelle coscienze, della divinità o dell'imperativo categorico". Il
che vuol dire che la coscienza collettiva impersonata dal segretario viene
prima di quella individuale. La seconda,è la persuasione che con Renzi
finalmente il Pd vince. Ancora una volta il 'noi' del partito viene prima di
ogni altra considerazione non solo di carattere morale, a tal segno che pur di
vedere il partito al governo si può calpestare ogni decenza. Vale ancora questa
considerazione ora che il Pd ha perso? Molti temono chela scissione sarebbe una
sconfitta politica. Argomento serio, ma ci sono sconfitte che danno reputazione
e creano le condizioni per una vittoria futura, e sconfitte che compromettono
pure la dignità e dalle quali gli sconfitti non si rialzano più. Restare nel Pd
che porterà al Quirinale un candidato scelto insieme a Berlusconi, aggiungendo
così patti segreti a patti segreti, sarebbe una sconfitta irreparabile, per le
persone serie che militano in quel partito e per tutti noi. Ma soprattutto i
dirigenti seri e i militanti del Pd dovrebbero capire che il loro partito, come
tutti i partiti, non è fine ma mezzo; il fine è il bene della Repubblica. E
dunque, un partito che fa male alla Repubblica (e tanta astensione dal voto è
un male della Repubblica) va o radicalmente cambiato o abbandonato.
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