Non possiamo dimenticare. Troppo atroce, troppo vile, troppo ingiusto l’assassinio di Willy Monteiro Duarte. Ha ragione Enrico Fierro (Il Fatto, 13.09). Ai funerali di Willy le bare erano due, quella di Willy e quella invisibile ai nostri occhi che “raccoglie le spoglie della nostra civiltà. Ci dice chi siamo oggi. Quale morbo è cresciuto nel nostro corpo”. In quella bara c’è la patria italiana perché non è vera patria quella che non sa difendere la vita, la dignità e la libertà di ciascuno, soprattutto dei piccoli e dei deboli. Non c’è patria dove vincono i criminali vigliacchi, dove troppi sono indifferenti, dove pochi sentono lo sdegno contro la sopraffazione e hanno la forza della pietà che impone di aiutare le vittime e fermare gli aggressori. Le tragedia di Willy, e i tanti atti di aggressione contro gli immigrati, le donne e i poveri, dimostrano che esiste in Italia una fogna maleodorante di odio, di razzismo, di delirio di potenza.
È pronta a salire in superficie, appena potrà contare su un governo amico o compiacente. Non so, e non m’interessa sapere, se gli assassini di Willy sono fascisti. Quel che è certo è che uno dei tratti distintivi della mentalità fascista è l’odio per chi dimostra coraggio, come Willy. Li odiano perché li temono. Ricordiamo gli omicidi di Don Giovanni Minzoni, Giacomo Matteotti, Piero Gobetti, Giovanni Amendola e tanti altri. Gli assassini di Willy non sono degli squilibrati isolati. Per molti sono eroi perché hanno ammazzato un immigrato. Ho letto alcuni commenti sui cosiddetti “social”. Fanno paura, destano orrore. Altri vorranno imitarli. Aggrediranno e uccideranno ancora, se non li fermiamo. Come? Con la forza dello Stato repubblicano. In primo luogo la forza morale e politica che si esprime nella presenza e nella testimonianza di chi rappresenta la Repubblica. Ai funerali la Repubblica era presente nella persona del presidente del Consiglio. Conte ha abbracciato i genitori di Willy. Ha pronunciato parole nobili e forti: “Ci aspettiamo condanne severe e certe”. Accanto a Giuseppe Conte c’era la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. La sua determinazione nella difesa della legalità, la sua competenza danno speranza che i colpevoli saranno assicurati alla giustizia e che non vi sarà alcuna tolleranza per altri assassini. L’impegno del governo nazionale può trovare valido sostegno nei prefetti che operano nelle province e conoscono bene le realtà locali. Il saluto e la commozione dei poliziotti in divisa al passaggio della bara ci fa capire che la Repubblica può contare su di loro. Le nostre forze dell’ordine sono in grado di sconfiggere i delinquenti che vogliono imporre la legge della violenza nelle nostre città. Lo Stato c’è e farà il suo dovere. Ma accanto allo Stato deve mobilitarsi la società civile. Nessuno escluso. La Costituzione parla chiaro: “La Repubblica richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Richiede a tutti, e tutti vuol dire tutti. Quale dovere di solidarietà è oggi più necessario di stare dalla parte delle vittime e operare per impedire che altri innocenti siano massacrati? Dobbiamo evitare che il tempo cancelli la memoria delle cose. Deve rimanere viva la volontà d’impegnarci che abbiamo avvertito in questi giorni di dolore. Invitiamo i giovani a ricordare il loro compagno Willy, ogni anno, con un gesto concreto. Potremmo istituire un premio in memoria di Willy Monteiro Duarte, per scritti, opere d’arte, video che documentino esperienze di tolleranza, di rispetto, di solidarietà nei confronti degli immigrati, dei poveri, dei deboli o denuncino l’intolleranza e la violenza. Il concorso dovrebbe essere aperto agli studenti delle scuole superiori. I vincitori potrebbero essere premiati dal presidente della Repubblica al Quirinale. Sarebbe un gesto di grande valore educativo. Farebbe capire a tutti che la Repubblica non dimentica. Ci sono tante istituzioni in grado di amministrare un’iniziativa di questo tipo. Sarebbe bello se anche qualche privato offrisse il suo contributo. Non ho la competenza necessaria per definire i dettagli di un premio in memoria di Willy Monteiro Duarte. La mia è soltanto un’idea che altri, se vorranno, sapranno precisare. Sono sicuro che la risposta dei ragazzi e delle ragazze sarebbe incoraggiante. Saprebbero stupirci con la loro creatività e la loro immaginazione. Anno dopo anno ricorderanno, rifletteranno sulle radici dell’intolleranza e dell’odo , s’impegneranno a ricostruire una coscienza civile ferma e saggia. Spero che non sia troppo tardi. Dominano la scena i demagoghi che ubriacano il popolo con illusioni di superiorità. Gli indifferenti, vero cancro dell’Italia, sono sempre pronti a deridere chi s’impegna per ideali generosi. Ma ci sono ancora coscienze libere e forti. Rinnoviamo l’impegno
Meraviglioso, come tutti gli articoli di Maurizio Viroli. E' patria solo quella che richiede l'adempimento di doveri inderogabili di solidarietà, come ricorda Viroli, che la nostra Costituzione la sa a memoria. Willy? Era un patriota, un patriota esemplare. Da ricordare. Certamente, ogni anno.
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