Al ritratto critico di Marco
Travaglio, che riconosce a Virginia Raggi anche i suoi meriti – “Lavora senza risparmio;
di cose buone ne ha fatte (cultura, risanamento finanziario, legalità, no alle
Olimpiadi incluso); non ruba e non fa rubare; governare Roma senza soldi né
poteri e contro tutti i poteri è molto più arduo di quanto credesse lei, ma
anche gli altri (infatti scappano tutti); e soprattutto perché ha tutti contro
con argomenti che persino il più anti-raggiano troverebbe pretestuosi” (Il
Fatto, 13 agosto) – è doveroso aggiungere l’elogio al suo impegno
antifascista. Già in campagna elettorale, nel 2016, dichiara che “l’antifascismo
è un valore non negoziabile”. Una volta eletta, nell’ottobre 2017 partecipa con
la fascia tricolore alla manifestazione promossa dall’Anpi contro il tentativo
dei movimenti di estrema destra di commemorare la marcia su Roma. Dichiara: “Pur
troppo qualcuno vorrebbe portare indietro le lancette della storia, veicolando messaggi
di violenza e discriminazione. Ci siamo sempre opposti e continueremo a
opporci... Dobbiamo continuare a proclamare ogni giorno Roma fieramente, orgogliosamente
e sempre antifascista”. I valori della Resistenza e dell’antifascismo “costituiscono
la nostra memoria, sono il pilastro della nostra storia, quello che ci ha
trasmesso il pluralismo e la democrazia”. Nel gennaio 2018, in occasione dell’anniversario
delle leggi razziali, annuncia la decisione di cambiare i nomi di quattro vie
della Capitale dedicate a firmatari del Manifesto della razza. A giugno blocca
la mozione firmata da Fratelli d’Italia e da alcuni M5S per intitolare una strada
ad Almirante con questa inequivocabile motivazione: “Una vergogna per la storia
di questa città”. Al conferimento della Medaglia d’oro al valor militare per la
Resistenza alla città di Roma, afferma che “la Resistenza non è soltanto un
ricordo. È la capacità di opporsi ogni giorno alle ingiustizie e alle
prepotenze”, e ha organizzato una cerimonia in Campidoglio con alcuni
rappresentanti dell’Anpi e della Comunità ebraica che purtroppo hanno per anni
celebrato il 25 aprile separatamente. Dell’impegno a opporsi “ogni giorno” alle
ingiustizie e alle prepotenze, la giunta capitolina aveva dato esempio con l’approvazione,
nel gennaio 2019, della mozione di sgombero dei locali di via Napoleone III
illegalmente occupati dall’associazione neofascista CasaPound. Il Comune di
Roma non ha il potere di attuare lo sgombero. Potrebbe farlo il ministro dell’Interno
Matteo Salvini, che, per ragioni a tutti note, se ne guarda bene. Giusto lo
sdegno della sindaca: “Se invece di cambiarsi le felpe andasse a lavorare
sarebbe meglio. Se mi desse la felpa da ministro degli Interni per un giorno andrei
a sgomberare CasaPound ”. Il Comune di Roma riesce tuttavia a far rimuovere la
scritta CASAPOVND dalla facciata dell’edificio. È un atto di notevole valore simbolico
che attira sulla Raggi minacce e intimidazioni. Chi invece non ha affatto le
carte in regola sull’antifascismo – che io considero requisito di ogni persona umana
e dovere di ogni rappresentante della Repubblica italiana – è l’onorevole Giorgia
Meloni. Alla quale non imputo di essere fascista, ma di non essere
antifascista. “Ho un rapporto sereno con il fascismo (cosa vuol dire?)...
Lo considero un passaggio (di che tipo?) della nostra storia. Mussolini
ha fatto diversi errori, le leggi razziali, l’ingresso in guerra, e comunque il
suo era un sistema autoritario. Storicamente ha anche prodotto tanto, ma questo
non lo salva”. (Corsera Magazine, 7.12.2006). Non basta, onorevole
Meloni. Quelli che lei ha definito errori erano crimini. Il fascismo ha offeso il
valore supremo della persona umana assassinando, incarcerando, costringendo all’esilio
gli oppositori politici; ha arrecato più male alla patria di qualsiasi altro
regime togliendole le libertà civili e politiche, coprendola di vergogna con le
guerre coloniali e le leggi razziali, portandola in una guerra a fianco di
Hitler. E lei sa dire soltanto che “ha anche prodotto tanto, ma questo non lo
salva”? No, chi è davvero antifascista dice che il fascismo, qualunque altra
cosa abbia fatto, merita un condanna assoluta, senza appello né attenuanti
perché ha offeso la persona umana e devastato la patria. Proprio perché il
fascismo ha violato valori assoluti e l’antifascismo afferma valori assoluti,
fra fascismo e antifascismo c’è un’opposizione inconciliabile. O fascisti o
antifascisti, se si vuole avere un minimo di dignità intellettuale e morale. Scelga
lei. Una destra liberale, seria, leale alla Costituzione, e dunque
antifascista, nemica dei demagoghi come Salvini e dei delinquenti come
Berlusconi, come auspica Antonio Padellaro, sarebbe un bene per l’Italia. Ma la
strada è ancora lunga.
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