Intervistato
dalla giornalista del ‘Fatto’ Emilia Trevisani, fuori dalla chiesa di don
Massimo Biancalani a Pistoia, un giovanotto di ‘Forza Nuova’ ha affermato che
“un fascista è un buon cattolico”. Cosa intenda per ‘cattolico’ non so e non mi
interessa sapere. Quel che è certo, è che un fascista non può essere cristiano,
se essere cristiano vuol dire vivere l’insegnamento di Cristo. Il cristianesimo
afferma che esiste un solo Dio, ama la libertà politica e morale, predica la
carità, la pace, la fratellanza degli esseri umani, l’uguale dignità di tutti;
il fascismo eleva lo stato totalitario a divinità da adorare, detesta la
libertà politica e morale e la vuole piegata all’esigenza superiore della disciplina
imposta con la forza, disprezza la carità (leggete cosa scriveva Giovanni Gentile),
ama la guerra come esperienza mistica nella quale eccelle la forza degli
individui e dei popoli, disprezza i deboli, farnetica di razze superiori
(destinate a comandare) e razze inferiori (destinate a obbedire).
Se
il fascismo è anticristiano, segue che dovere dei cristiani è combattere il
fascismo con tutte le loro forze come fecero le migliore coscienze cristiane
negli anni del regime. Ma allora, caro don Massimo Biancalani, perché, se la
notizia è vera, ha stretto la mano ai fascisti che erano venuti nella sua
chiesa a controllare le sue parole? Mi creda, le rivolgo questa domanda con il
massimo rispetto per la sua persona e la massima ammirazione per la sua opera
di accoglienza nei confronti dei migranti. Ma perché non ha severamente
condannato dal pulpito chi è venuto nella sua chiesa per intimidire? Cristo ha
cacciato i mercanti dal tempio a frustate. Mi pare fuor di dubbio che i
mercanti siano meno detestabili dei fascisti. Perché non ha intimato loro di
uscire dalla chiesa? Stringere la mano è un gesto di stima e di pacificazione,
mi pare. In che senso li stima, e che pacificazione vuole ottenere con quella
gente?
Il
vescovo di Pistoia Fausto Tardelli ha inviato il vicario generale don Patrizio Fabbri
a celebrare messa insieme a don Massimo Biancalani. Ottimo gesto di solidarietà;
merita plauso incondizionato. Ma forse è necessario un gesto ancora più
eloquente che faccia intendere a tutti che la Chiesa di Roma è antifascista e
non è disposta a tollerare intimidazioni di nessun genere. Il Vaticano è stato
complice del fascismo. Come capo della cristianità papa Francesco ha il dovere
di chiedere scusa per quello che fece il suo predecessore Pio XI. Deve parlare
dall’alto della sua carica e del suo indiscusso prestigio personale. Se ci sarà
un’altra intimidazione nei confronti di un sacerdote, vada di persona e pronunci
parole che nessuno possa dimenticare. Dica semplicemente: ‘se siete cristiani
non potete essere fascisti’.
Imparate,
amici cristiani, dalla storia. Il 23 agosto del 1923 i fascisti assassinarono don
Giovanni Minzoni, parroco di Argenta. Il suo Cristo stava dalla parte degli
uomini che chiedevano giustizia. Nessuno, tantomeno i fascisti, poteva dargli
lezioni di patriottismo. Servì nella Prima Guerra Mondiale come cappellano
militare, e nonostante la terribile prova continuò a intendere la parola di
Cristo come un insegnamento di libertà e di democrazia. A guerra finita, intervenne
alle onoranze ai caduti con la sua
medaglia d’argento al valore sul petto, non per alimentare lo spirito di
vendetta, ma per rendere santo il loro sacrificio. Proprio perché era vero
cristiano e vero patriota, Don Minzoni era antifascista. Era la sua coscienza
cristiana ad imporgli di stare dalla parte della libertà, senza incertezze. Per
queste sue idee i fascisti lo massacrarono. Papa Pio XI, se avesse avuto un
briciolo di coscienza cristiana, avrebbe dovuto presenziare al funerale di don
Minzoni e lanciare la scomunica sugli assassini e sui mandanti. Invece, non si
fece vivo neppure l’arcivescovo di Ravenna, monsignor Antonio Lega. Mandò a
rappresentarlo un suo segretario.
So
bene che non siamo nel 1922, e che non esiste un pericolo imminente di
eversione fascista. Ma so anche il nuovo fascismo potrebbe rapidamente
rafforzarsi sfruttando la diffusa sfiducia nel parlamento e nella classe
politica, l’odio verso i migranti, il razzismo, il desiderio di avere un capo
che comandi senza limiti, la frustrazione di tanti giovani per la propria
condizione sociale, la convinzione che i grandi valori politici siano ormai una
zavorra del passato, la quasi totale perdita di memoria
storica. In Italia non si può scherzare con i fascisti e considerarli dei
poveri imbecilli. Dall’intimidazione alla violenza il passo è breve.
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