Il
Capo dello Stato ha ragione quando afferma che la
Repubblica, “deve sempre sapere rinnovarsi” Avrebbe tuttavia dovuto specificare che la Repubblica
deve rinnovarsi riscoprendo, non
calpestando i suoi princîpi fondamentali.
Avrebbe dovuto
ammonire con parole severe i politici che, invece, quei medesimi princîpi fondamentali
offendono gravemente, a cominciare dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi che
ha invitato gli italiani a venir meno al dovere civico di andare a votare e dal Presidente Emerito Giorgio Napolitano
che l’ha assecondato. Andare a votare alle 20.38, come ha fatto il Presidente
Sergio Mattarella non basta. Deve anche esortare gli italiani a prendere sul serio i loro doveri.
Principio
fondamentale della nostra Repubblica è che la sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione. Orbene
nessuna acrobazia retorica cancella il fatto che la riforma costituzionale di
Renzi, Boschi e Verdini calpesti
palesemente questo princpio togliendo al popolo il diritto di eleggere i
senatori del nuovo Senato per affidarlo ai consiglieri regionali, la parte
probabilmente più corrotta di una delle caste politiche più corrotte del mondo
occidentale.
Altrettando
fondamentale è il principio che tutti i cittadini sono uguali davanti alla
legge. Perché questo principio non diventi una macabra facezia è necessaria la
più assoluta autonomia e indipendenza della magistratura dal potere esecutivo. Dovere
del Presidente della Repubblica è, di conseguenza, intervenire con la massima
severità e censurare Presidente del Consiglio e ministri che insorgono contro i
magistrati che compiono il loro dovere di perseguire chiunque violi le leggi,
politici o non politici.
Dalla professione
repubblicana del 1946, ricorda il Capo dello Stato, scaturirono “spirito di
cittadinanza, di condivisione e di corresponsabilità.” Parole sante, ma proprio
perché sante dovrebbero essere la premessa di una aspra riprovazione nei
confronti del governo che ha voluto a tutti costi varare una riforma
costituzionale che è stata votata a maggioranza e che non sarà mai condivisa
dalla larga maggioranza degli italiani come invece è stato per la Costituzione
disegnata dall’ Assemblea Costituente. L’ovvia conseguenza è dunque che molti
italiani, compreso chi scrive, non si riconosceranno nella nuova Costituzione e
dunque sarà gravemente indebolita l’unità nazionale che dal consenso alla Costituzione
trae forza. Uno dei doveri del Capo dello Stato è rappresentare l’unità
nazionale, e rappresentare vuol dire anche tutelare, promuovere, raffforzare.
Perchè allora il Capo dello Stato non interviene, nei limiti dei suoi poteri, per impedire che una costituzione che ha
garantito bene l’unità nazionale sia sostituita da una che la incrina
gravemente?
La Repubblica
deve dotarsi di strumenti “più efficaci e trasparenti”, ricorda il Presidente Sergio
Mattarella. Ancora una volta ha ragione. Repubblica vuol dire, in primo luogo,
esecizio del potere sovrano in pubblico, secondo regole pubblicamente condivise
e controllabili. Perché, allora, non
dire che il governo Renzi, che sta cambiando radicalmente le regole del gioco,
è nato e si è retto per mesi sulla base di un patto segreto, quello del
Nazareno, stipulato con un delinquente e che ha ottenuto i voti per approvare
in Senato la riforma costituzionale grazie ad un accordo con Verdini, che in
cambio ha ottenuto la vicepresidenza di tre commissioni non proprio secondarie? Sono questi
“strumenti più efficaci e trasparenti” o, piuttosto, mortali offese alla
dignità della Repubblica?
Quando
le repubbliche dimenticano o offendono i loro princîpi fondamentali, ammoniva
Abraham Lincoln sulla scia del nostro Machiavelli, non si rinnovano affatto,
muoiono. Esattamente ciò che sta avvenendo con la nostra Repubblica, anche
perché chi ha il dovere di difenderla non lo fa con la necessaria saggezza e
l’ancor più necessaria intransigenza.
Tutto sacrosanto ma purtroppo al referendum voterà il popolo italiota. È' necessaria una grande mobilitazione perché ormai giornali e TV sono in gran parte servi del cazzaro di Rignano
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