Vuoi fare politica? La scuola è questa.



Enrico Letta nel libro Andare insieme, andare lontano delinea il progetto di fondare una scuola che si propone di insegnare la politica come "dedizione alla comunità e spirito di servizio", "passione e partecipazione".
La serietà del progetto merita una riflessione che deve partire dall'antica questione se la politica possa essere insegnata. L'attività politica è un'arte, una forma di sapere che mira a conseguire beni della vita pratica; come tutte le arti può certo essere insegnata. Il presupposto necessario per poter insegnare la politica nel suo significato proprio di arte di fondare, conservare e riformare una repubblica, è che chi si accinge ad imparare l'arte abbia le giuste motivazioni che non possono essere né l'altruismo perfetto che mira esclusivamente al bene degli altri senza considerare il proprio, né l'egoismo perfetto che mira esclusivamente al bene proprio e trascura quello degli altri. Deve essere invece una giusta ambizione che spinge a cercare onori e fama per buone e oneste ragioni e non con inganni, sotterfugi, menzogne violenza e tradimenti.

Le giuste motivazioni all'impegno politico, quando esistono, devono essere curate per evitare che s'indeboliscano o si corrompano. La finalità principale di una scuola di politica deve essere dunque rafforzare queste motivazioni con argomenti, narrazioni, biografie, esempi e, testimonianze: "Lunga sperienza delle cose moderne ed una continova lezione delle antiche" del vecchio buon Machiavelli. Anche la politica s'impara stando vicino e ascoltando i maestri. E indispensabile che i ragazzi e le ragazze possano trascorrere tempo vicino a persone che la politica l'hanno praticata e hanno capito quanto sia complessa e che tipo di saggezza., dedizione e fatica essa richieda.
La seconda domanda sulla quale riflettere è cosa esattamente si deve insegnare. Prima ed essenziale competenza è l'arte difficile di conoscere gli uomini e di capire i tempi. Oggi si insiste molto su istituzioni, sistemi e altre entità astratte ma la politica è sempre stata e sarà sempre opera di esseri umani che hanno interessi, passioni e memorie. È necessario sapere di chi ci si può fidare e di chi si deve diffidare; riconoscere e smascherare simulatori, dissimulatori, bugiardi e adulatori; intendere se si ha di fronte una persona avida o generosa, invidiosa o magnanima, motivata da odio o da nobili passioni. Insegnare queste abilità è difficile, man non impossibile.
C’è poi l’arte di capire i tempi sulla quale Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini ci hanno lasciato pagine insuperabili. Il successo o l'insuccesso delle imprese politiche, sia quelle nobili, sia quelle ignobili, dipendono in larga misura dalla capacità di adattare strategia e tattica ai tempi e ai contesti. Ci sono tempi in cui è necessario essere cauti anche a costo di sembrare esitanti e timidi ed altri che richiedono decisioni coraggiose anche a costo di essere giudicati temerari. Ci sono circostanze nelle quali un buon politico deve saper essere conciliante e altre nelle quali deve essere intransigente.
E poi consigliabile che gli allievi della scuola riscoprano i significati dei concetti politici e sappiano bene la differenza fra una tirannide e un sistema totalitario, fra un regime dispotico e una dittatura; devono sapere che cosa significa governo della legge, cosa vuol dire libertà e potere arbitrario; riflettere sull'importanza dei miti e studiare comparativamente i sistemi politici, le relazioni internazionali e i rapporti fra politica ed economia.
Una buona scuola di politica deve essere radicalmente diversa da una scuola di partito. Fine delle scuole di partito era ed è tutt'ora rafforzare il sentimento di lealtà al partito e guadagnare titoli per una rapida scalata al potere; il fine di una scuola di politica dev'essere quello di formare persone che hanno una sola lealtà, quella verso la patria e hanno le competenze necessarie per servirla bene. Per le sue finalità una scuola di politica deve fuggire come il peggiore dei mali l'indottrinamento e stimolare il dialogo, lo spirito critico, il coraggio delle proprie idee, e il rispetto di quelle degli altri. Poiché la democrazia, come insegnava Guido Calogero, non può essere il paese degli oratori, ma quello degli ascoltatori, alla scuola di politica si deve imparare ad ascoltare.
La libertà deve essere fine e mezzo. Esattamente l'opposto del conformismo che si impara nei partiti e in tante università italiane. Ma chi può insegnare in una scuola di politica? Non le persone che sono state esempi di cattiva politica: corrotti e corruttori, bugiardi e simulatori, adulatori, e servi. Cattivi o mediocri politici o insegnati formerebbero necessariamente giovani simili a loro: davvero non se ne sente il bisogno. Grande è la responsabilità di chi fonda una scuola di questo genere: poiché la politica è la più alta e la più nobile delle attività umane, insegnarla significa insegnare a vivere.

1 commento:

  1. Un insieme di concetti giusti e sbagliati allo stesso tempo ... perchè il collante che li unisce è il "machiavellismo" ... che è solo l'apoteosi dell'Egoismo" ... non certo la maniera per fare Politica ... nel senso di esercitare le proprie capacità individuali al Servizio del bene Comune ... dell'Interesse Generale ... Insegnare al Principe come esercitare il proprio Potere ... non è la stessa cosa che insegnare al Popolo di esercitare il proprio ...

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