Provo a rispondere alle molte persone che hanno commentato
su vari social networks l’articolo Non
una riforma ma una revisione: il colpetto di Stato incostituzionale apparso
sul FattoQuotidiano del 20 febbraio.
I gentili lettori e lettrici hanno
concentrato le loro osservazioni soprattutto sulla conclusione: «il capo dello
Stato, quando riceverà la riforma dovrebbe rifiutarsi di firmarla. La Corte
costituzionale dovrebbe abrogarla senza alcuna esitazione. Non si verificherà né
l’una né l’altra ipotesi. Resta il referendum per il quale conviene cominciare
a organizzarci fin d’ora, anche contro i partiti politici, come del resto
abbiamo fatto nel 2006. Se poi la riforma passerà, e avremo un bel Senato di
nominati, prenderò in serio esame di rinunciare alla cittadinanza italiana. Non
credo che riuscirei a sopportare la vergogna di essere cittadino di una
Repubblica che offende così apertamente la sua Costituzione».
Chiarisco subito che non ho elementi certi per affermare che
il capo dello Stato firmerà la riforma e che la Corte non la dichiarerà
incostituzionale. La mia è soltanto una supposizione. Se il capo dello Stato
avesse serie perplessità, le avrebbe manifestate in via riservata a Renzi e
quest’ultimo avrebbe agito in tutt’altro modo. Stesso discorso per la Corte costituzionale.
Le maggiori
critiche vertono tuttavia sulla mia affermazione che rinuncerei alla cittadinanza
Italiana se venisse approvata la
riforma renziana della Costituzione. Non è
un motivo serio, hanno rilevato alcuni: gli antifascisti degli anni 30
non lo hanno fatto, non si vede perché il sottoscritto, che gode di tutte le libertà.
dovrebbe accedere a un simile passo. Rispondo che per me la Costituzione è l'anima
della Repubblica, ne definisce i principi fondativi, raccoglie l'eredità morale
e politica della più alta esperienza
di emancipazione politica della storia italiana, indica la via da seguire per
vivere in Italia con dignità di cittadini. Una volta devastata, e per me la
riforma renziana è una devastazione attuata in aperta violazione delle norme costituzionali,
la Repubblica cambierà forma, non sarà più quella alla quale ml sento leale e
quindi mi sentirò in diritto di rinunciare a essere cittadino.
Ma la
motivazione fondamentale del mio gesto sarebbe l’incapacità di sopportare il senso
di vergogna e di disgusto per una patria che lascia violare così la propria
Costituzione senza un sussulto di dignità civile.
Ma insomma, come è possibile accettare
che la Costituzione sia riformata con il sostegno attivo di un delinquente? E come
è possibile non vedere i pericoli che si annidano dietro il potere enorme del capo
della maggioranza? Anche in passato, noi italiani, abbiamo avuto molti motivi
per vergognarci. Ma questa volta il metodo seguito e il contenuto della riforma
sono il segno di una tale arroganza da
Autorizzare anche la protesta più
radicale, beninteso, sempre entro i limiti della vita civile.
li suo
atto, ml hanno scritto, "non servirebbe a nulla". Servirebbe, rispondo,
a non sentirmi sottoposto a una casta arrogante e corrotta E forse servirebbe come gesto di sdegno, a stimolare una resistenza civile. Riconosco tuttavia che molti lo interpreterebbero
come una rinuncia all’impegno, anzi, una fuga di fronte alla sconfitta. Gli antifascisti
che tanto ammiro non si sono mai arresi.
"Lei
può rinunciare alla cittadinanza perché è già cittadino americano e vive all'estero;
per la maggior parte di noi rinunciare alla cittadinanza è impossibile". Verissimo,
e se deciderò di non rinunciarvi, sarà soprattutto perché voglio continuare a impegnarmi
a fianco dei tanti italiani che non possono o non vogliono andarsene.
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