Non possiamo dimenticare. Troppo atroce, troppo vile, troppo ingiusto l’assassinio di Willy Monteiro Duarte. Ha ragione Enrico Fierro (Il Fatto, 13.09). Ai funerali di Willy le bare erano due, quella di Willy e quella invisibile ai nostri occhi che “raccoglie le spoglie della nostra civiltà. Ci dice chi siamo oggi. Quale morbo è cresciuto nel nostro corpo”. In quella bara c’è la patria italiana perché non è vera patria quella che non sa difendere la vita, la dignità e la libertà di ciascuno, soprattutto dei piccoli e dei deboli. Non c’è patria dove vincono i criminali vigliacchi, dove troppi sono indifferenti, dove pochi sentono lo sdegno contro la sopraffazione e hanno la forza della pietà che impone di aiutare le vittime e fermare gli aggressori. Le tragedia di Willy, e i tanti atti di aggressione contro gli immigrati, le donne e i poveri, dimostrano che esiste in Italia una fogna maleodorante di odio, di razzismo, di delirio di potenza.