Torniamo ai maestri. Bobbio e Sartori


Eravamo fortunati quando potevamo contare su maestri come Norberto Bobbio e Giovanni Sartori. Restano i loro scritti e, per chi li ha conosciuti ed è stato loro allievo e amico, lettere e memorie. Gli uni e le altre possono aiutarci a riscoprire il loro insegnamento. Può darci una buona mano in questa impresa il libro che Gianfranco Pasquino, allievo prima e amico poi dell’uno e dell’altro, ha da poco pubblicato: Bobbio e Sartori. Capire e cambiare la politica (Bocconi Editore). Quando l’allievo scrive dei suoi maestri, cade facilmente nel peccato (veniale) di esaltare le loro virtù e tacerne i vizi, trattare soltanto delle pagine chiare delle loro vite, e sorvolare su quelle oscure. Non è il caso di Pasquino, incline, se mai, al difetto (scusabile) di troppa severità.

Il presidente demagogo



Prima di Donald Trump i cittadini americani non avevano mai eletto un demagogo presidente della repubblica. Lo sostiene Jeffrey Tulis in The Rhetorical Presidency che Princeton University Press ha di recente ripubblicato nella collana dedicata ai libri che hanno segnato una svolta negli studi e sono particolarmente importanti nel dibattito pubblico.
L’unico demagogo che è riuscito a diventare presidente degli Stati Uniti d’America è stato Andrew Johnson che però non fu eletto e entrò alla Casa Bianca perché era vice-presidente di Abraham Lincoln, assassinato il 15 aprile 1865. Durante la sua presidenza Andrew Johnson dovette affrontare la tenace opposizione del Congresso, fu sottoposto al procedimento di messa in stato d’accusa  (impeachment) e lasciò la carica in disgrazia. Trump ha vinto le elezioni con un largo margine di voti elettorali (non di voti popolari), ha iniziato il suo mandato con una solida maggioranza nella Camera dei Rappresentanti e nel Senato e ha potuto nominare un suo candidato alla Corte Suprema.